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Una questione….di testa

Momento cruciale di una partita combattutissima. 26 pari, quarto set. Il Trivianum è proteso nel massimo sforzo per costringerci al quinto set. Noi dopo una rimonta pazzesca siamo lì al bivio: da un lato si vince, dall’altro c’è il tunnel che può portare alla sconfitta.

“Ci vuole testa adesso, ragazzi!” – urla mister Nour Eddine dalla panchina. E dopo di lui lo urlano tutti.
Battono loro. La palla in mano al giocatore avversario nella prospettiva di Pietro, il nostro libero, sembra piccolissima. L’arbitro fischia, servizio salto-float ben piazzato, proprio in posto 5, dove si trova Pietro.

Quella palla piccolissima diventa sempre più grande e si avvicina, forte e veloce, mentre Pietro è pietrificato, immobile. Sta pensando a quanto pesa quella palla. Che intanto è diventata grande come la luna. Di più. Come un asteroide in rotta di collisione: se ti colpisce, esplodi.

“E mo’ che faccio?” – pensa Pietro. “La palla è troppo veloce per indietreggiare e fare il movimento corretto. Ma se non la prendo, siamo fottuti”.

“Ci vuole testa”. Riecheggiano nella mente di Pietro le parole del mister, dei compagni, di tutti.
E lui che fa? La prende… di testa. Ammortizzandola bene, non si sa neanche come. La palla prende una traiettoria improvvisamente perfetta, cade precisa tra le mani di Mattia che può alzarla in quattro dove Enrico fa partire un missile. Punto! E tutti a ridere. Tensione svanita. Il match-point per noi è ormai uno scherzo.
Abbiamo vinto. Per una questione di… testa.
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